mercoledì 24 ottobre 2012

...perché scrivo...?

Tra gli scrittori indipendenti dell'universo Twitter gira un interessante ashtag (per così chiamarlo): WhyIWrite. Dividetelo in parole e verrà fuori "Why I Write". Perché Scrivo.
Non potevo spiegarlo in 140 caratteri, così ora proverò a spiegarlo a voi, concedendomi un po' più di spazio...

A volte chiudo gli occhi e mi ritrovo in un castello abbandonato.
Altre volte giro l'angolo e davanti a me trovo il mare in tempesta.
Ci sono volte in cui penso di essere sola, finché non mi accorgo di quanto sia affollata la stanza.

Tutto questo non è la realtà che chiunque altro riconoscerebbe.
Se chiudo gli occhi, non mi muovo dalla sedia.
Se giro l'angolo mi ritroverò soltanto su un altro lato della parete.
Se sono sola, allora nella stanza ci sono soltanto io.
In realtà.

Sarebbe facile, se di realtà ce ne fosse una sola.
Ma come fare, quando di realtà ce ne sono a centinaia, tutte lì strette rannicchiate tra gli attimi del tempo che scorre.
Come fare se ogni tanto una di queste realtà scivola tra le pieghe dei pensieri, si alza e stiracchia le lunghe gambe e si fa una passeggiata, tra me e me.
Come fare se queste realtà sono popolate da personalità irriverenti, frizzanti, noiose, petulanti, egocentriche, timide, sicure di sé e sicure di niente.

E allora scrivo. Ma è poi scrivere?

Apro gli occhi davanti ad un mondo diverso, ne noto le sfumature e ne creo i paesaggi.
Faccio quattro chiacchiere con la personalità irriverente e rimango ad ascoltare paziente quella petulante. Poi arriva quella divertente e là, all'ombra dell'albero, vedrete che quella timida si siederà ad ascoltare, sorridendo di tanto in tanto.

Scrivo perché la mia mente non può contenere tutto questo, rischio di dimenticare, lasciare indietro, tralasciare qualcosa di importante.

E allora scrivo. Come se fosse scrivere.

Un paio di volte ho provato a scrivere un diario.
E' un buon esercizio, mi dicevo.
Aiuta a sfogarmi, mi dicevo.
Aiuta a raccontarmi.
Ma non è ME che voglio raccontare, non è di ME che voglio parlare.

Come faccio a parlare di me ad una pagina bianca, ignorando quel coro di voci che dal fondo della sala mi chiedono di tornare a raccontare quel vecchio pezzo, quello che parlava di loro.

E allora scrivo.

Ecco. Come potevo riassumere tutto questo in 140 caratteri?
Sono sicura che qualcuno di voi avrebbe qualche buon consiglio a riguardo, ma per favore, teneteli per voi. La personalità cinica mi sta già bisbigliando all'orecchio tutta una serie di soluzioni...

3 commenti:

  1. :-)
    Bellissimo. Grazie.
    Hai già una prima lettrice.

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  2. P.S. Un risultato simile alla schizofrenia lo raggiungeresti anche facendo i Rilevatore Statistico: a volte ti trovi il petulante, il timido, lo psicotico, il pazzo, il simpatico e il deficiente... tutti nello stesso castello sforzesco immerso nel verde a due passi da casa tua. E tu manco sapevi esistesse. :-/

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    1. Eheheh..dovresti davvero scriverlo un libro sulle tue esperienze da Rilevatore Statistico..un importante documento sulla schizofrenia della specie umana!

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