domenica 7 ottobre 2012

Godinton House

Tutto cominciò un annoiato venerdì pomeriggio. Contemplavo il mio twitter sperando in un improvviso miracolo...un offerta per un weekend a Londra a costo zero...Johnny Depp in cerca di una guida turistica ad Ashford...
Poi comparve un curioso messaggio riguardante una curiosa sessione di potatura e giardinaggio. Curioso.
A me il giardinaggio non è mai interessato. A meno che non si tratti di narcisi, quelli mi interessano.
Diedi un'occhiata al link e mi ritrovai nel sito di Godinton House, una delle Kent's Finest.
Era una casa. Con giardino. In campagna.
C'era una tea room, quindi mi dissi perché no? Mal che vada mi prendo un tè.

E così arrivò il sabato. Il sole splendeva e io stavo andando a visitare una casa in campagna. Ripensando al weekend precedente a Londra, mi concessi cinque minuti di depressione.

Dalla mia stupenda vettura con guida a destra, tenevo d'occhio la segnaletica, finché un cartello non mi chiese gentilmente di prendere l'uscita a sinistra per Godinton House. Altrettanto gentilmente, io svoltai a sinistra.
Per i primi 100 metri mi chiesi se in realtà non si trattasse di una casa nel bosco, anziché in campagna; poi mi domandai se non fossi in realtà piombata in un libro di Stephen King, dove la casa era in realtà un mattatoio di anime lontano dal mondo; infine mi convinsi che al di là dell'uscita del tunnel nel bosco sarei arrivata al Paese delle Meraviglie.

Finalmente, scorsi quello che sembrava l'ingresso della tenuta. Un arco in mattone segnava l'unico passaggio attraverso un alto muro che circondava i possedimenti di Godinton House.
Caspita, pensai, mi sto infilando in una tenuta upper-class nelle colline del Kent! Ok, forse ho un po' sottovalutato la cosa.
Il panorama al di là dell'arco mi costrinse a rimangiare quest'ultimo pensiero.
Percorsi almeno mezzo miglio (sì beh, qui si misura in miglia...) di una distesa di prati a tratti rinsecchiti, accompaganta dal coro di mucche al pascolo. Perché sì, c'erano mucche attorno a me.

La speranza mi stava ormai abbandonando, quando una costruzione solitaria si stagliò all'orizzonte: eccola, Godinton House.
Parcheggiai l'auto in un verde praticello e mi incamminai nella cortile della villa. A quel punto potevo definitivamente affermare di aver sottovalutato la cosa.

Era appena piovuto e c'erano pozzanghere disseminate lungo lo sterrato che portava all'ingresso della villa. Avrei dovuto mettere altre scarpe, ma la giornata sembrava così piacevole. E poi di certo non mi aspettavo una scampagnata tra i pascoli.

Seguendo le indicazioni di eleganti cartelli in ebano, aggirai l'area privata e arrivai alle porte della Tea Room. Alla mia destra, un cavallo di pietra mi stava osservando. Interessante.

Aprii la pesante porta di legno, lentamente, per non irritare lo statuario cavallo, e mi trovai a tu per tu con una paffuta signora inglese seduta ad un tavolino, un'iperattiva ultra-quarantenne con stivali decisamente più adatte delle mie ballerine all'ambiente fangoso e la sua anziana amica, un po' più...slow motion.
Mi feci staccare un biglietto per visitare la casa ed il giardino e mi misi ad aspettare l'inizio della visita guidata.
Nel frattempo, scoprii che l'iperattiva e la slow-motion erano le mie compagne di viaggio per questa visita.
Scambiammo qualche parola nell'attesa e mi mostrai interessantissima nel venire a sapere che l'iperattiva aveva vissuto per 15 anni in Italia. Da lì si spiegava il suo comportamento così poco inglese.

Il nostro inglesissimo Cicerone giunse infine a raccoglierci all'ingresso. Philipp Newell, questo era il suo nome, subito ci descrive le tre fondamentali regole della casa: non toccare niente, spegnere i telefoni e non fare fotografie. Inoltre ci fa notare come i responsabili delle pulizie abbiano messo foglie di quercia sulle sedie, cosìcché non ci potessimo sedere.

La prima cosa a che notai in Godinton House fu l'odore. Un intenso aroma di pasta al forno lasciava il mio naso alquanto perplesso: qualcuno in Inghilterra cucinava pasta al forno alle tre del pomeriggio? Mi dissi che probabilmente era semplicemente la leggendaria torta alla crema della Tea Room lì a fianco. Anche se a me continuava a sembrare pasta al forno. Il mio naso era forse dislessico?

Man mano che le stanze si aprivano davanti a noi, anche la storia della villa ci veniva illustrata.
La casa era appartenuta alla famiglia Toke fin dal 1600 - o giù di lì. Era passata in eredità ai discendenti finché l'ultimo, Alan Wyndham-Green, morì senza eredi nel 1996. A quel punto, la villa divenne una fondazione e benché la gran parte sia abitata, una piccola parte è mantenuta come museo e destinata alle visite, così come il giardino.
Ma non mi dilungherò nella storia.

Stanza dopo stanza, la famiglia Toke ci apriva le porte della sua casa e così potei scoprire tanti piccoli segreti di una vita inglese d'alta classe, fatta di numerosi matrimoni, attese per figli maschi che tardano a venire e silenzi imbarazzati durante la cena.

Un paio di dettagli li vorrei condividere con voi.
Ad esempio quei piatti di porcellana su cui servire il dolce, ognuno con un fiore diverso dipinto al centro. In questo modo, c'era sempre uno spunto di conversazione: se non sai cosa dire, puoi commentare il fiore del tuo vicino di tavola.
Nella gran parte delle stanze, poi, si susseguivano simboli di fertilità e di buon auspicio. Particolarmente interessante è quello che viene chiamato l'Uomo Verde, una specie di Minerva con foglie al posto dei serpenti. Una figura caratteristica del Kent che simboleggia fertilità, ma che io personalmente trovai alquanto inquietante.

Il tè a quei tempi era piuttosto costoso. Si dice che Mr Toke, dopo aver lui stesso usato le stesse foglie numerose volte, desse i resti alla servitù (se ancora c'era qualcosa da tirar fuori).
Una volta esaurita qualunque parvenza di tè rimasta nelle foglie, queste venivano essiccate e usate per pulire i tappeti. La signora iperattiva ha in effetti confermato questa usanza.
Perciò, se non sapete come pulire i tappeti, spargete foglie di tè all'intorno, poi spazzate adagio. Oppure usate l'aspirapolvere, meno tradizionale, ma efficace comunuque.

Naturalmente, il tè era una parte fondamentale della vita inglese (lo è tuttora). Così, altrettanto fondamentale era la porcellana.
In Godinton House è tenuta la più vasta collezione di porcellane del Kent, se non del Regno Unito. Margaret Tatcher in persona, da grande appassionata e collezionista, ha potuto goderne la vista.
Dovete sapere che la porcellana inglese non era adatta a sopportare le alte temperatura e tendeva a rompersi ogni volta che veniva versato il tè. Di conseguenza i membri dell'alta società compravano ceramica d'importazione dalla Cina, mentre la middle class doveva rassegnarsi a mettere il latte prima del tè, gridando così ogni volta la sua bassa condizione sociale.
Gli inglesi hanno provato per lungo tempo a fabbricare una ceramica resistente alle alte temperatura, con scarsi risultati. Finché qualcuno non gli disse di provare con il talco.
Risultato: la ceramica cinese rimane per gli upper class, ma adesso anche i middle class possono versare il tè bollente prima del latte.

Nell'ultima stanza, quella in cui si trova lo scrittoio negato alla Regina Margaret (ma questa è un'altra storia), si trovavano anche numerosi ritratti di bambini. Attenzione, bambini. Maschi. Vestiti da femmina.
So cosa state pensando e vorrei fermare subito la corsa dei vostri pensieri: gli inglesi non erano un branco di pervertiti che vestivano i maschietti da femminucce.
Il motivo era molto più semplice e importante: i leprecauni.
Non ridete, è una cosa seria. Vedete, i leprecauni hanno la brutta abitudine di rapire i piccoli maschietti. Perciò, vestendo i bambini da femminucce possono sfuggire a queste malefiche creature del bosco.
Vedete? E' una cosa molto seria. Attenti ai vostri bambini, là fuori!

E così, tra le scure pareti in legno di noce dipinte di mogano e stanze più chiare di un albume d'uovo, tappeti persiani e biblioteche dove l'unica cosa che manca sono i libri, scrittoi da far sognare gli scrittori e la divisa militare più piccola che io abbia mai visto.
La villa era immensa, lo sapevamo. Eppure ne avevamo vista solo una piccola parte ed era bastata a riempirci di fascinose impressioni.
Mi guardavo intorno e vedevo Mrs Toke (una delle tante) scendere le scale nel suo vestito da festa, per accogliere gli ospiti nella Sala Grande.
C'era la giovane Miss Toke, seduta al piano ad intonare qualche allegra melodia.
La giovane Lily era seduta allo scrittoio, intenta a sfogliare cataloghi d'arte alla ricerca della prossima grande opera da acquistare.
Vedevo Alan seduto sulla poltrona della biblioteca, con il sigaro in mano ed un bicchiere di brandy nell'altra. Nella tasca aveva probabilmente anche la sua fiaschetta di gin&tonic.

La visita alla casa era finita, grazie mille per essere stati con noi.
L'aria fresca del pomeriggio ci pizzica le guance, mentre ci riprendiamo da un intenso viaggio nel tempo. Ma è davvero necessario? Forse no...forse c'è ancora un giardino intero per rimanere aggrappati a quel miraggio.
Venite con me? Facciamo un giro per Godinton Garden.

2 commenti:

  1. BELLO!!! Sono anche andata a sbirciare sul sito di Godinton House... così ho visto gli interni.
    Ma... già che ci siamo... perchè non fissare sulle sedie dei bei puntelli arrugginiti? >-)

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    1. Le foto non rendono giustizia..gli odori, la luce, l'atmosfera..sono sicura che ti piacerebbe un sacco!

      Puntelli arrugginiti o magari qualche filo scoperto della 220v...avrebbe movimentato la visita!

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