venerdì 14 settembre 2012

Vi racconto la mia Canterbury's Tale

Per quanto incredibile, una giornata a Canterbury è sufficientemente intensa da poterci scrivere un libro intero.
Quindi abbiate pazienza se mi dilungherò un po', ma credo ne varrà la pena...e magari fra qualche tempo troverete una full story nell'angolo Raccontini miei...
Arrivando in città di mattina, l'imperativo è uno soltanto: CAFFE'.
Ma questa è l'Inghilterra, quindi dove? Semplice, Starbucks.
Qui è dove faccio il primo incontro con un brillante commesso, che mi rivela come come dovrei svegliarmi prima per godermi la fresca aria mattutina.
Gli rispondo che lo farò di certo la prossima volta, trattenendomi dal commentare che la prossima volta potrebbe essere autunno inoltrato e che il fresco del mattino potrebbe indurmi in ibernazione.

La giornata è appena cominciata e camminando per il centro (con il mio coffee Americano in mano) ho l'opportunità di studiare il paesaggio, prima di decidere la prima mossa. Sì, perché naturalmente sono partita senza un'organizzazione precisa e senza una cartina della città. Piano Standard: improvvisazione.

Ecco che, passando di fronte alla Beaney Library, mi ritrovo di fronte ad un vero e proprio combattimento tra poeti, dove i contendenti se le danno di santa ragione...a suon di versi e rime!
Quando ogni poeta termina di decantare i propri versi, interviene la giuria, composta di persone prese a caso tra la folla. Voto? 8, 9 e 10, a ciascuno dei contendenti. Vincono entrambi.
E come poteva essere diversamente? In occasioni del genere, è la poesia stessa a vincere.

Cominciavo giusto a pensare a quanto deliziosa fosse questa maniera di inaugurare una libreria, quando mi ritrovo, appena un centinaio di metri più avanti (o un centinaio di yards?), di fronte ad un palchetto su cui una ragazza intona la versione acustica di "We are the people".
Ci metto qualche minuto (l'intera canzone) a rendermi conto che non si tratta di un semplice concertino, ma di una vera e propria jem session in centro città.
Wow, mi dico. Se è così in un giorno normale, figuriamoci durante il festival di Canterbury!
Sembra di essere in una specie di Busker's Festival inglese (non me ne vogliano i ferraresi...).

Svoltato l'angolo, i suoni della città sembrano scomparire in lontananza. Camminando e vagabondando, ad un certo punto si sente uno squillo di tromba e un battere di grancassa. Ed ecco che spunta la BANDA!
La aspetto e la seguo per un po'. Mi lascio trasportare dalla musica, così forte e coinvolgente. Non è perfetta, si notano distintamente alcuni colpi fuori ritmo, ma non importa, quando è una banda che ti cammina al fianco, quella di cui parliamo!

A questo punto il parcheggio sta per scadere, ma c'è ancora così tanto da vedere...bene, allora rinnovo il parcheggio!

Prima di tornare in centro, scorgo un viottolo che si inoltra tra la vegetazione, proprio lungo il fiume che attraversa la città. Che dite? Vediamo cosa c'è? Ovvio che sì...
Basta procedere per alcuni metri per ritrovarsi in mezzo ad un ambiente che di cittadino non ha proprio niente: vegetazione rigogliosa, fiume che scorre e paperelle sulla riva.
Una barchetta colma di turisti viene verso di me e passa oltre. Si tratta del tour fluviale della città (una di quelle cose che non ho avuto il tempo di fare...sic).

Purtroppo non ho tutta la giornata e ci sono ancora molte (troppe) cose da vedere. E figurarsi che qualcuno ha avuto il coraggio di dirmi: "Ma sì! Canterbury è piccolina, in una giornata te la vedi tutta!" Ingenuo.

Essendo ormai ora di pranzo, mente e stomaco fanno a botte per decidere dove dirigersi. Il compromesso è presto trovato ed entro spedita al Waterstone's bookstore, proprio di fronte alle Canterbury Tales.
In questa meraviglia di libreria, l'ultimo piano è occupato da una caffetteria. Quindi, sostanzialmente, pranzo con tutta Canterbury ai miei piedi e circondata da letterati, artisti e scrittori.
Non posso fare a meno di prendere fuori il mio Moleskine e cominciare a scrivere, appunti sparsi su questa spettacolare giornata.

Se vi dico che pranzo davanti alle Canterbury Tales, naturalmente vi aspettate almeno che vi dica cosa sono. Beh, lasciatemi dire che durante il pranzo ho modo di riflettere su quanto poco in effetti io sappia su Chaucer e sulle storie di Canterbury. Poco e niente e un po' me ne vergogno.
E allora borsa in spalla, andiamo a scoprirne di più!

Quella in cui entro è un'attrazione turistica, un modo carino per far conoscere Chaucer anche a chi non ha voglia o tempo di studiare vita ed opere.
All'ingresso una gentile signora mi spiega come funziona: ho in dotazione un telefono (che sarà la mia guida) e dovrò passare attraverso varie stanze, di cui ognuna rappresenterà una tappa del viaggio verso Canterbury. Durante il viaggio, ogni viaggiatore racconterà una storia.
Finalmente inizia il mio viaggio. Accosto il telefono-guida all'orecchio e subito riconosco che chi mi sta parlando è lo stesso Goeffrey Chaucer; è lui a raccontarmi la storia di questo gruppo di pellegrini in viaggio verso la Cattedrale di Canterbury, luogo dell'assassinio e Thomas Beckett e luogo sacro di redenzione.
Le stanze si susseguono abbastanza lentamente da lasciar assaporare ogni dettaglio di un'Inghilterra medievale rappresentata meravigliosamente. Sembra di sentirne gli odori, percepirne i suoni.
Cominciano le storie, rappresentate alla maniera medievale, con figure mobili, manichini e immagini illuminate una dopo l'altra. L'unico segno di modernità sono le luci elettriche, ma sono così soffuse da non farci neppure caso.

Alla fine, il ritorno alla realtà del XXI secolo nel mercatino di souvenirs. Qui (e questo devo ancora capirlo) ci sono più giocattoli moderni che non oggetti riguardanti Canterbury. Qualcuno mi spiega perché dovrei comprare una tazza luminosa con su scritto SPARKLE all'uscita delle Canterbury Tales?

Il metaforico arrivo alla Cattedrale, sperimentato alle Canterbury Tales, non può che tradursi in realtà. Perciò riprendo a camminare, direzione: Cattedrale.
Domenica significa ingresso gratuito, perciò entro nel parco e mi dirigo dritta verso l'entrata...finché non la vedo.
La vista dell'imponente facciata mi toglie quasi il fiato, così alta e imperiosa sulla piazza.
Mi avvicino a passo incerto, finché non arrivo così vicino da avere le vertigini. Poi decido di smetterla di guardarae in alto e mi dirigo verso l'ingresso laterale.
L'interno è tutto sommato sobrio, un gotico che ti spinge continuamente a guardare in alto, sempre più in alto e più su...
Vago un po' per la Cattedrale ed arrivo al punto esatto che stavo cercando: il luogo dell'omicidio di Thomas Beckett. Un monumento alla sua memoria sta proprio sopra la lapide, due spade di fuoco a formare una croce.
Guardo in alto (di nuovo) e mi accorgo di essere proprio sotto la torre che sovrasta l'altare. Vederla dall'interno è come prendere un colpo in testa. Barcollo aggrappandomi alla ringhiera.

A questo punto un tizio in giacca e cravatta dall'aria gentile e professionale ci invita ad uscire: la Cattedrale sta per chiudere ai visitatori.
Guardo l'orologio e rimango basita. Non sono neppure le tre del pomeriggio.

Esco dalla Cattedrale, ma rimango nel parco che la circonda, così calmo, ci si rilassa solo a guardarlo.
Improvvisamente sento alcuni schiamazzi alla mia destra. Mi volto e ci sono una decina di ragazzi accampati con zaini e borse abbandonati al suolo.
Mi guardo intorno e li confronto con il resto della folla. Non ho dubbi, sono italiani. Mi avvicino e sentendoli parlare ne ho la conferma.
Sorrido tra me e me, deliziata e incredula nel trovare compatrioti a Canterbury.

Con la chiusura della Cattedrale, si chiude anche la mia giornata. Il parcheggio minaccia di scadere di nuovo, perciò non rischio il giretto in barca.

Con un milkshake alle fragole con panna di Starbucks tra le mani, girovago per un po' (di nuovo), decidendo quali cose vorrei tanto vedere la prossima volta (giro in barca, camminata nel sottomura, passeggiata lungo il fiume) e cosa varrebbe la pena di considerare come futura attività culturale (Canterbury Festival, Marlowe Theatre, scrittori di passaggio alla libreria Waterstone).

Gli ultimi minuti li passo sulla panchina del giardinetto di fianco al parcheggio. Metà godendomi il paesaggio, metà assaporando il silenzio tra le pagine di un buon libro.

L'avventura è finita, almeno per oggi. Ma il viaggio continua...

3 commenti:

  1. Bellissimo testo...
    Avevo 12 anni quando ho fatto quel percorso turistico sul fiume e mi sono seduta anche io ai piedi della cattedrale di Canterbury. :-)

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    1. Non vedo l'ora di attraversare Canterbury in barca..spero che l'inverno non arrivi troppo in fretta, così avrò tempo di tornarci!

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  2. Come mai le foto del tuo blog hanno un po' di respiro intorno, mentre le mie vengono fuori appiccicate al testo? >-/

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