domenica 9 settembre 2012

Gita in banca (Noioso? Dipende..)

Dopo aver passato un mese in UK, finalmente è giunto il momento di aprire un conto in banca. Giusto per sentirmi un po' più cittadina (e per avere un Bancomat...).
E allora prendiamo l'appuntamento e andiamo in banca...

L'incontro è alle 12 in punto, orario in cui preferiremmo essere davanti ad un fish&chips, piuttosto che dentro ad una banca, ma ce ne facciamo una ragione.
In fondo la cosa dovrebbe essere piuttosto veloce e potremo pranzare subito dopo. Almeno questo è quello che pensiamo.

Non appena entriamo, il Personal Banker John (nome fittizio che userò per rispetto della privacy, in realtà si chiama Chris) ci viene incontro dritto e impettito.
Sulla trentina, decisamente sovrappeso e alquanto paonazzo, per un attimo mi aspetto che inizi ad ansimare e a parlare con tono esagitato ed ansioso. Invece lo sento esprimersi con un tono lento e calmo, professionalmente moderato, per così dire.
Il colloquio si tiene in un open space, ma grazie al suo fare così pacato, nessuno può realmente farsi i miei fatti bancari.

Sembra perfetto. Un normalissimo appuntamento in banca. Ordinaria amministrazione.
Se non che...

La sua solerzia comincia a diventare lentezza, poi insicurezza. Risultato? Passa mezz'ora prima che la mia identità venga verificata e che tutti si convincessero finalmente che non sono un qualche terrorista assetato di sangue che voglia far saltare la Banca d'Inghilterra (se crolla la Banca d'Inghilterra, crolla tutta l'Inghilterra, cit.).
La situazione diventa frustrante. Ad un certo punto vorrei saltare in piedi sulla sedia ed urlare: "Mi arrendo e mi sottometto al Regno, ma vi prego fatemi aprire il conto e andare a pranzo!"

Fortunatamente, il collega Elliot viene in aiuto e da definitiva conferma della mia buona fede. Il caro Elliot che cammina come se avesse un merluzzo nelle mutande. Ma questo non era necessario.
Bene, non sono una minaccia per il Regno di Sua Maestà e posso aprire un conto in banca.

Sembra tutto sistemato, quando ogni sorta di imprevisto sembra mettersi in mezzo: la stampante non stampa, il computer non computa, la sedia non siede e la porta non...porta. Va bene, l'ultima poteva venirmi meglio.
Nel frattempo però, qualcosa mi colpisce quell'unico neurone che ancora mancava all'appello e la mia mente parte per la tangente, facendomi comprendere quale personaggio ho avuto la fortuna di incontrare.

Come già ho detto, John è un uomo sulla trentina, paonazzo e grassoccio. Porta occhiali che puntualmente gli scivolano sulla punta del naso, perciò deve continuamente riportarli al loro posto.
Sulla giacca scura si scorgono punti bianchi sparsi, non proprio una patina di forfora, ma comunque non proprio piacevole a vedersi.
L'impressione è che sia ingenuamente un imbranato, perennemente insicuro, incastrato un lavoro che, se anche gli piace, di sicuro lo spaventa.
Sempre in cerca di approvazione, ha la personalità di un puntaspilli. Ma come biasimarlo? Lui che tutti i giorni deve fare i conti con un'intensa fragilità d'animo.

Sono della ferma convinzione che il nostro John non solo sia single, ma che viva ancora con sua madre. Una bisbetica ma domata che lo rimprovera ogni giorno, rinfacciandogli di non essere in grado di trovare una moglie.

Ecco fatto. Visto? Basta aprire un conto in banca per trovarsi di fronte al protagonista di un romanzo di Nick Hornby!

1 commento:

  1. Hahahahah!!! :-D
    Ti prego ti prego parlami ancora di John.... adesso - devo - sapere!

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