martedì 20 novembre 2012

E oggi? Faversham

Scegliere la prossima meta è la parte più noiosa di questo mio viaggiare (se non contiamo lo stare inchiodata a casa quando vorrei andare per mari e monti): decidere la destinazione, pianificare il viaggio, trovare i luoghi da vedere ed organizzare la giornata...noia!
Quindi, non appena riesco, delego tutto a qualcun'altro. Questa volta è toccato ad Adrian e la meta è stata Faversham.

Camminare per le vie del piccolo centro città è come fare un bagno in Inghilterra ancora ignara del resto del mondo. Non esagero a dire che non ho visto McDonald, Burger King, Starbucks e nemmeno una libreria Waterstones.
Sembra quasi che la globalizzazione qui non sia mai arrivata.

Le librerie ci sono e si tratta di piccoli negozietti pieni di libri fino al soffitto. Non so se siano libri usati oppure no, ma posso dire che il paradiso è così che lo immagino.

I ristoranti sono in realtà Tea Rooms attrezzate per servire il pranzo. I pub si prendono la briga di servire la cena. Se vuoi una pizza, devi andare al ristorante italiano qualche centianio di metri più in là, perché puoi scordarti di trovare un PizzaHut o un Pizza Express nel centro.

Realisticamente, Faversham è troppo piccola per aver bisogno di tutto questo. Se dalla stazione cominci a camminare attraverso il centro, infatti, dopo dieci minuti ti ritrovi a mollo nel fiume e lì più o meno la città finisce. Che anche a chiamarla città, ci vuole coraggio.

Ora che siamo arrivati al fiume, però, vale la pena guardarsi intorno...
Non fosse per le nuovissime auto parcheggiate, sembrerebbe di stare alla fine del '800, con le donne di casa che buttano secchi di escrementi fuori dalla finestra e lampade ad olio che rischiarano vagamente le strade non appena il sole scende sotto l'orizzonte.

Siamo invece agli inizi del XXI secolo e le lampade ad olio sono superate da un pezzo. Riguardo agli escrementi lanciati fuori dalla finestra, sono quasi sicura che abbiano ormai sviluppato la tecnologia necessaria per costruire una rete fognaria, ma ho comunque pensato di non rimanere a sperimentare.

Le vecchie case in riva al fiume ospitano ora negozi, mostre d'arte, antiquari...in uno di questi, io e Adrian, abbiamo comprato una vecchia lampada, piccola piccola d'ottone. L'abbiamo sfregata, ma mi sa che ci è toccata quella difettosa: niente genio per noi.

Gli antiquari sembrano una parte importante di Faversham - se ne trovano un paio dietro ogni angolo.
Alcuni appaiono come una curatissima mostra di oggetti antichi e altri...un po' meno.

Naturalmente, noi siamo entrati in quello più inquietante che potevamo trovare. Avremmo dovuto capirlo dalle facce appese in vetrina (che poi scoprimmo essere di ceramica...).

Una bianchissima luce al neon illuminava il locale, dando agli oggetti un'innaturale vividezza.
Da qualche parte proveniva una voce che raccontava di avvenimenti non più moderni dell'ultimo dopoguerra. Doveva esserci una radio da qualche parte, benché non la potessimo vedere.
Le assi del pavimento scricchiolavano sotto i nostri passi, mentre ci addentravamo nel negozio.
C'erano cavalli ovunque: cavallucci a dondolo, giocattoli a forma di cavallo, teste di cavallo decorative, dipinti di cavalli.
Dietro un alto armadio di legno (con cavalli intagliati), lo trovai. Non era più alto di un metro, ma posto sul tavolo era abbastanza da dominare la scena. La vernice bianca cominciava a scrostarsi, ma gli ornamenti e le redini mantenevano i loro colori brillanti.
I suoi grandi occhi assenti mi guardavano, dall'alto del lungo muso equino. Restai a guardarlo, occhi negli occhi, finché non cominciai a pensare che quello sguardo non fosse poi così assente, sembrava quasi...no, è solo la mia immaginazione. Eppure avrei giurato che stesse ricambiando il mio sguardo, come se tentasse di dirmi qualcosa.
Sento il pavimento scricchiolare dietro di me e mi volto per vedere Adrian raggiungermi. Mi chiede se va tutto bene. Io rispondo con una scrollata di spalle.
Usciamo dal negozio, ma non posso fare a meno di voltarmi un'ultima volta.
Era solo un cavallo di legno, mi dico. E i cavalli di legno non mandano richieste d'aiuto.

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